Secondo la più recente classificazione dell’EAACI tutte le reazioni avverse, di natura non tossica, ad un alimento, dovrebbero essere considerate delle reazioni di ipersensibilità.

Qualora si riesca a dimostrare una patogenesi immunologica della reazione si può correttamente parlare di allergia alimentare.

A seconda del meccanismo patogenetico coinvolto si possono distinguere :un’ allergia alimentare IgE-mediata ed un’allergia alimentare non IgE-mediata. Se non è possibile dimostrare un coinvolgimento del sistema immunitario occorre utilizzare l’espressione “reazione da ipersensibilità non allergica”. Questo gruppo di reazioni agli alimenti comprende attualmente quelle che in passato venivano chiamate intolleranze alimentari.

Un aspetto peculiare dell’allergia alimentare è dato dalla loro percezione nella popolazione generale (fino a 12 volte la sua reale presenza) e da un alto numero di “autodiagnosi”. ©La differenza tra percezione e realtà del fenomeno si spiega con il fatto che le persone spesso considerano allergia la propria avversione verso alcuni cibi, legata al gusto personale o a condizionamenti psicologici. Talvolta i disturbi provocati dall’assunzione di cibo sono erroneamente considerati allergici, ma sono in realtà provocati da sostanze farmacologiche o tossiche contenute negli alimenti.

Infine si incolpano gli alimenti per multiformi disturbi che non sono ad essi legati. Questa situazione porta da un lato a un forte interessamento dei mass-media nei confronti dell’allergia/intolleranza alimentare, dall’altro alla nascita di numerosi test diagnostici fantasiosi e privi di alcuna seria base scientifica (i cosiddetti “test per le intolleranze alimentari” ) che in questo campo stanno purtroppo ottenendo un successo presso il pubblico maggiore di quelli della cosiddetta “medicina ufficiale”.

Di fronte alla complessità di questa patologia si può capire, ma non approvare, il comportamento e la pratica di molti pazienti che prima si autodiagnosticano l’allergia alimentare e successivamente ne richiedono la conferma a professionisti che svolgono medicina alternativa, con finalità psichiche conseguenti e compatibili con quelle che hanno generato l’autodiagnosi. E’ quindi più che mai necessario soprattutto in questo campo tenerci stretti alla “Evidence Based Medicine”.

Cercando di semplificare al massimo il mondo delle allergie alimentari IgE mediate, possiamo parlare di allergie alimentari in pazienti allergici ad inalanti e di allergie alimentari in pazienti non allergici agli inalanti.

Nei pazienti allergici ad inalanti, i sintomi (prurito e edema) sono per lo più localizzati alle labbra e al cavo orale (SOA), soprattutto dopo ingestione di frutta e verdura cruda nei pazienti allergici a pollini. I sintomi sono solitamente local. Non si parla solo di cross-reattività pollini-alimenti vegetali, ma anche acari-crostacei e acari-lumache (in questo caso i sintomi possono essere anche severi), lattice-frutta (latex-fruit syndrome), epitelio di gatto-carne di maiale (cat-pork syndrome), piume di uccello – uova (bird-eggs syndrome).

Recentemente il panorama dei disturbi correlati al glutine si è arricchito della “Gluten Sensitivity (GS) ”. Si tratta di una forma d’intolleranza sintomatica al glutine. L’ingestione di glutine provoca, nei soggetti sensibili, sintomi gastrointestinali simili a quelli dei celiaci. La GS si differenzia dalla celiachia per l’eziopatogenesi, per l’assenza di markers sierologici o patologie autoimmuni associate e per un quadro clinico-istologico più blando. Si tratta di una diagnosi di esclusione. Anche l’allergia e l’intolleranza al grano (o frumento) vengono a volte confuse con la celiachia. L’allergia al grano è una reazione avversa su base immunologica a uno o più proteine del grano contro le quali si formano anticorpi. La reazione in genere è innescata dal consumo dell’alimento, a volte dalla sua inalazione. Nell’allergico adulto i sintomi interessano soprattutto la cute e le vie respiratorie. Nei bambini possono comparire asma, diarrea e problemi cutanei. Nei casi più gravi si può arrivare perfino allo shock anafilattico. L’intolleranza al frumento invece è dovuta ad una carenza o mal funzionamento enzimatico, ovvero l’organismo non riesce a digerire bene il cereale. Nel caso della completa non tolleranza al frumento, a scatenare i sintomi, può essere ogni componente del cereale. Le manifestazioni cliniche sono generalmente costituite da disturbi gastrointestinali, in particolar modo diarrea, malassorbimento, gonfiore; possono manifestarsi anche cefalea, sonnolenza e stanchezza.

Dott.ssa Francesca Emiliani
Allergologa